Balotelli e il moralismo di facciata

di Massimo Bambara

Nelle ultime ore la discussione mediatica rossonera non verte su tattica e acquisti ma sull’ultima, gravissima, fotografia pubblicata da Balotelli su Twitter.
Appare strano che, attesa la presenza di un’arma finta, non sia ancora iniziata la strenua retorica pacifista del disarmo mondiale e del “peace and love”.
Fuori dal seminato della politica estera e delle rimembranze sessantottine, sarebbe tuttavia opportuno ridare una ripassata alla storia del calcio.

George Best era alcolizzato fin dai primissimi anni di carriera.
Cambiava compagna di allegri divertimenti con la stessa velocità con cui si cambia maglietta in una giornata con 40 gradi.
Qualche sera fa il mirabile Buffa, con prosa di superbo valore, ricordava le evasioni fugaci del prode Di Stefano, nei suoi anni madridisti.
Maradona invece aveva un’attrazione particolare verso una polverina magica di colore chiaro.
Pelè, all’alba dei mondiali del 58, fu definito profondamente immaturo, mentre Garrincha fu addirittura etichettato come un “minus habens”.

Balotelli non sfiora il talento di questi signori, sta in una categoria più bassa.
Ma, caratterialmente, è un estroso, un burlone che ama andare sempre controcorrente.
In confronto a droga, alcool e altre cose, le sue pirlate sui social andrebbero commentate col sorriso.
A calcio non si gioca con l’intelligenza, altrimenti i sopracitati avrebbero avuto brillanti carriere nei migliori bar del mondo e non sopra un rettangolo verde.

Purtroppo il moralismo imperante, dai contorni beceri e pretestuosi, ha bisogno di attaccarsi alle pirlate di Mario sui social, per poter dare alle misere esistenze dei suoi fedeli praticanti, una qualsivoglia parvenza di fondamento.
Spiace per loro; è molto grama e viscida la vita di chi pretende di giudicare il comportamento altrui.
Non è dato sapere quale sia il quoziente intellettivo di Balotelli, anche perchè ai fini della professione che svolge nulla rileva.
E’ immaginabile invece che il livello di bile e di accidia dei moralisti in servizio permanente, sia tale da far loro assumere le sembianze epidermiche di un vecchio protagonista di telefilm americani: l’incredibile Hulk.


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