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Il senso della storia

di Massimo Bambara

C’è un filo rosso che unisce le date degli ultimi 27 anni del Milan di Berlusconi.

La prima impresa sportiva in Europa, quel 5-0 contro il Real Madrid nel 1989, la notte di Barcellona contro lo Steaua, il tripudio di Atene nel 94 con quel pallonetto geniale rimasto scavato nel cuore di molti.

Poi d’un tratto quel filo si era interrotto dopo un gol di Kluivert nel 95, a Vienna, riemergendo solo in qualche sporadica serata europea. Sapevi che c’era, ma non eri più certo della sua capacità di sostenere quel peso.

Riemerse quel filo rosso, grazie al ciclo di Carlo Ancelotti che ha regalato serate memorabili ed uniche, riassumibili nello sguardo di Sheva prima del calcio di rigore che cì aprì le porte dell’infinito e nella luce degli occhi di Inzaghi a terra dopo il 2-0 in Milan Liverpool.

Poi un’altra pausa, fisiologica, casuale, normale forse, ma quel filo era solo diventato invisivibile. C’era ancora.

E’ riemerso il 20 febbraio 2013, contro la squadra più forte del mondo, perchè quel filo rosso, invisibile, maestoso, non è un semplice filo.

E’ il senso della storia.

E’ un qualcosa di sacrale, di magico, di profondamente inspiegabile, è la forza della tradizione che è più forte del tempo che scorre, è la sensazione che quelle maglie rossonere abbiano qualcosa in più dell’esperienza, dell’abitidine al successo, delle vittorie e della gloria.

I milanisti non potranno mai spiegare cosa sia il senso della storia. Da privilegiati possono e potranno solo viverlo, perchè lo respirano e lo avvertono nella storia sportiva che li unisce