SIAMO SU SCHERZI A PARTE, VERO?

di Francesco Signorile

Da Abete a Tavecchio. Sette anni di più. Stessa provenienza D.C.
Sembra che il Consiglio Federale si stia avviando in questa direzione, in vista della prossima seduta dell’11 agosto, in cui si decideranno Presidente FIGC e di conseguenza ct della nazionale.
Dice: ma Tavecchio avrebbe la maggioranza assoluta per essere eletto, secondo tutte le legittime procedure previste.
Certo, nel sistema pre-Bastiglia della FIGC, in cui Lega Dilettanti (di cui Tavecchio e presidente) e Lega Pro (di cui presidente è Macalli, altro vecchio marpione stantìo del calcio italiano) detengono il 51% dei voti e la Lega di Serie A solo il 12% è così.

Qui è in ballo la sopravvivenza del calcio italiano e questi qui, reduci insieme con Abete da Calciopoli, due Scommessopoli, due eliminazioni mondiali da burletta al primo girone e da una clamorosa sconfitta nella candidatura Euro 2012 assegnata a Polonia e Ucraina (!!!) ancora stanno qui a pontificare?
A vaneggiare di un ct che non guadagni più di un tot, in barba ai prezzi del calcio internazionale di oggi, con soluzioni al ribasso come Guidolin (tecnicamente adeguato ma che sentiva la pressione anche a Udine), Zaccheroni (un figurone col Giappone…) e addirittura Cabrini, cioè il ct della nazionale femminile???
Non tenendo conto dell’immane compito che spetterà al ct prossimo venturo, in vista di una rifondazione federale che dovrà essere avviata a partire dalla nazionale, che dovrebbe veramente diventare traino e bandiera di una riscossa internazionale del nostro movimento che non può tardare ancora?
A criticare persino Barbara Berlusconi, avvertita come la classica intrusa che viene a rompere le uova nel paniere ai vecchi babbioni adusi a spartirsi le poltrone col vecchio e glorioso manuale Cencelli (per chi se lo ricorda)?
E tutto questo per le sue giustissime osservazioni sull’incapacità del calcio italiano di rinnovarsi, di avere idee moderne, di cambiare mentalità, schemi, uomini?
Siamo su SCHERZI A PARTE, vero?

Si deve smettere con le vecchie contrattazioni, camarille, pissi pissi bau bau tipiche di un certo sottobosco politico che non deve più avere residenza nel nostro calcio.
Si proceda quindi con delle candidature chiare, autorevoli, trasparenti, soprattutto PUBBLICHE, sulla base di programmi seri, adeguati, di pregio.
Altro che “Vogliamo un candidato unitario…”
Si faccia un’elezione vera invece, non una farsa tanto per.
Qui deve scorrere (metaforicamente) il sangue, con morti e feriti, scontenti e a incazzati, delusi e illusi, altro che chiacchiere!
Si votino le persone, le idee, i progetti, non le caste, non gli interessi spiccioli di potere, non le amicizie un tanto al chilo.
E una volta finito tutto, si contino i voti, si proclami il vincitore e si inizi subito a lavorare, senza strascichi ulteriori, senza lavorare nell’ombra per sabotare, rallentare, ostacolare…
Tutti per uno, uno per tutti, perché si deve coinvolgere tutto il calcio italiano in una vera e propria rivoluzione culturale, che parta dai giovani, prosegua dagli stadi nuovi, continui dalla valorizzazione dei campionati, con un drastico snellimento delle squadre professionistiche, prosegua con un diverso atteggiamento, meno prono e più aggressivo, verso una politica che tutto toglie, nulla dà e solo prende.
Si rivaluti merito, professionalità, ingegno e coraggio di proporsi, in campo e fuori.
E si chiami un manager esterno, un vero e proprio Commissioner stile NBA, che sia PAGATO il giusto e non faccia della gratuità dell’incarico una squallida bandiera che faccia da alibi allo status quo, al non far nulla, al farsi passare tutto addosso come acqua fresca, solo per pavoneggiarsi con un ruolo che, ricordiamolo, vale quello di un medio Ministero come visibilità e prestigio.
E che, anche se formalmente gratuito, ottiene dei ritorni di altro tipo, magari anche maggiori e lo sappiamo bene.
Si torni all’etica della responsabilità, dell’impegno, del buon senso, insomma del FARE
E’ l’ora di agire, ora.
Si è perso sin troppo tempo.
E non ne abbiamo più.


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